
Quando ci poniamo degli obiettivi, possiamo ricorrere al famoso acronimo S.M.A.R.T. che ci suggerisce come formulare un buon obiettivo: S di “specifico“, M di “Misurabile“, A di “Accessibile, R di “Realistico” e T ovvero “Temporalmente ben definito“.
Questo è un ottimo metodo, lo seguo anche io per un buon 70-80 % dei miei obiettivi. La vita però non può essere vissuta rincorrendo soltanto questo genere di obiettivi.
Abbracciare questo metodo come unico criterio di vita spinge a inseguire obiettivi realistici, il che va bene ma rischia di farci guardare il mondo con un paraocchi: fare solo ciò che è possibile.
Quindi? S.M.A.R.T., sì, ma non sempre.
Almeno una parte degli obiettivi deve essere spregiudicata, coraggiosa, ambiziosa. I risultati più consistenti non sono stati portati da persone che si sono limitate a guardare la realtà in faccia per quello che era, ma hanno fatto un passo in più e si sono interrogate su come quella realtà si sarebbe potuta trasformare.
Si potrebbe replicare che porsi obiettivi troppo spregiudicati, può portare, proprio essendo irrealistici, a non realizzarli. Tutto questo ha senso, ma non dovrebbe interessarci. Perché? Perché tanto almeno metà dei nostri obiettivi fallirà. É una regola strutturale del gioco.
Siamo umani, è normale fallire. Prendiamo per esempio un’azienda tipo Google e pensiamo a quanti progetti abbandona ogni anno. Ricordate i “Google Glass”? Oppure “Google Plus”? Eppure, pur mancando questi colpi, Google tra poco arriverà a 2 miliardi di account mail attivi.
Pensiamo a Larry Page, che a metà degli anni Novanta decide di voler mappare il mondo e monitorare con il satellitare i movimenti delle automobili. Oggi ci sembra assolutamente fattibile e anzi normale, ma agli esordi questa cosa qui era tutt’altro che normale. Era un sogno folle. E se Larry Page fosse stato realistico? E se Nelson Mandela non avesse avuto sogni folli? E Gandhi o Elon Reeve Musk?
Una buona metà degli obiettivi deve restare S.M.A.R.T. Ma, la restante percentuale, deve essere fatta di obiettivi così grandi e ambiziosi da non avere la minima idea di come poterli raggiungere e realizzare. Anche se una parte abbondante di questi fallirà, quando ci si spinge in questo modo, sapendo che hai il permesso di fallire, succede qualcosa di magico: ci si concede di fare cose che altrimenti non faresti mai, le sfide ci fanno crescere e sperimentare.
Siate ambiziosi, sognate oltre l’ostacolo, abbiate il coraggio di inseguire obiettivi coraggiosi. Perché, come dico spesso ai miei assistiti:
“La felicità si gioca proprio tra la paura di diventare chi sei e il coraggio di prendere quella decisione.“
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