Il capo del ragazzo è rivolto verso l’alto e osserva la manifestazione di una vita, di una persona e di un mondo a lui, nell’attuale suo stato, completamente e radicalmente avversa e aliena.
In un liceo i ragazzi studiavano i processi alle streghe di Salem e l’insegnante disse loro che avrebbero fatto un gioco.
“Girerò tra i banchi e sussurrerò a ciascuno di voi se siete una strega o una persona normale.
Il vostro obiettivo è creare il gruppo più numeroso possibile che non contenga una strega.
Alla fine, qualsiasi gruppo trovato che includa una strega otterrà un voto negativo.”
I ragazzi si buttarono subito nel gioco.
Si formò un gruppo abbastanza grande, ma la maggior parte degli studenti si divise in piccoli gruppi esclusivi, allontanando chiunque desse loro il minimo sospetto.
“Va bene”, disse l’insegnante.
“Avete i vostri gruppi. È ora di scoprire quali hanno sbagliato. Tutte le streghe, per favore, alzino le mani.”
Nessuno alzò una mano.
I ragazzi erano confusi e dissero all’insegnante che aveva truccato il gioco.
“Davvero? Qualcuno a Salem era una vera strega? O tutti credevano semplicemente a quello che gli era stato detto?”
Ed è così che accade spesso.
I Social, i laureati all’università di Facebook, una certa politica che poi, politica vera non è, ci insegnano quanto sia facile dividere una comunità in fazioni, in gruppi virtuali opposti, che navigano non solo nel vasto e virtuale mare di internet, ma che diventano reali anche sul piano fisico, nelle nostre vite di tutti i giorni, nei nostri rapporti interpersonali.
Discordia, sospetto, scontri e quell’amaro senso di separazione con la conseguente mancanza del vitale e, in noi innato senso d’appartenenza, sono sensazioni sgradevoli che stiamo vivendo tutti i giorni e che ci spingono, nostro malgrado nel credere -giustamente- che l’umanità non ha imparato ne mai imparerà dagli errori del passato.
Quando accade che, neppure in un tangibile, drammatico e sconcertante stato di reale emergenza, non siamo in grado di unire le nostre volontà, allora si, dobbiamo cominciare a temere per la sopravvivenza di una società più etica e civile.
Tutto questo è molto triste.
Tutto questo ci spiazza, ci annichilisce.
Tutto questo alimenta un insano dualismo che si esprime ancora in concetti egocentrici, dove, ad imperare sono i pronomi personali, “io” e “tu” o “noi” contrapposto a “voi.”
Tutto questo a discapito del pronome “noi” che è quello che personalmente io preferisco e che cerco di promuovere con tutti i mezzi a mia disposizione. Che tutti noi, dovremmo pronunciare più spesso.
Seguimi sul mio profilo Instagram: