Quest’uomo si chiama Roberto Alicandri, è un consigliere comunale di Nettuno, uno di quelli che fanno politica per due soldi, che sacrificano ogni giorno tempo alla famiglia, che grondano impegno e passione civile.
E, quando in Consiglio si ritrova davanti a una destra estrema che censura le parole “antifascismo” e “resistenza” da una mozione per la commissione Segre, prende la parola, protesta, esprime tutto il suo sdegno. E, a un certo punto, non regge più a quella violenza e scoppia a piangere in aula.
“No, non lo posso accettare… – dice, ancora singhiozzando – Mio nonno nascondeva gli ebrei nelle chiese di Roma, e quelli che non è riuscito a salvare li ha visti portare via. Ha visto portare via gli omosessuali, come ha visto portare via i disabili, semplicemente perché erano diversi. Dimenticare questo vuol dire uccidere ancora quelle persone, uccidere ancora una volta quelle famiglie che hanno visto tornare a casa magari un bambino o soltanto un padre senza un figlio. Avete ragione, in altri paesi dovranno essere ‘anti’ qualcos’altro, ma noi, in Italia, dobbiamo essere antifascisti”.
Finché ci sarà ancora qualcuno in grado di emozionarsi come Roberto parlando di quell’orrore, o per qualsiasi altra cosa, in politica o nella vita, forse non tutto è perduto.
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